Con la Legge di Bilancio 2026, il Governo valuta un ritorno alla misura dell'iperammortamento, strumenti che negli anni passati hanno incentivato gli investimenti in beni strumentali e tecnologie 4.0.
Una notizia accolta con interesse, ma anche con prudenza: se da un lato l’iperammortamento 2026 promette di sostenere la digitalizzazione e la modernizzazione delle imprese, dall’altro potrebbe non essere vantaggioso per tutte.
Vediamo cosa si sa finora, quali sono i possibili scenari e perché, in alcuni casi, il credito d’imposta resterebbe un’alternativa più efficace.
Perché torna l’iperammortamento nel 2026
L’iperammortamento è una misura che consente alle imprese di maggiorare fiscalmente il costo di acquisto dei beni strumentali nuovi, permettendo di dedurre quote di ammortamento più alte e ridurre così l’imponibile ai fini IRES e IRAP.
Dopo essere stato sostituito, nel 2020, dai crediti d’imposta Transizione 4.0, il Governo sta valutando di reintrodurlo per semplificare la gestione fiscale e ridurre i costi per lo Stato.
Come riportato da Innovation Post, la misura avrebbe il vantaggio di ridurre alcune complessità burocratiche.
Tuttavia, la sua efficacia varia molto in base alla situazione fiscale dell’impresa: un punto che rende necessario un confronto attento con il modello del credito d’imposta.
In cosa consiste l’iperammortamento 2026
L’iperammortamento consiste in una maggiorazione fiscale del costo di beni tecnologici connessi ai paradigmi di Industria 4.0.
Questa maggiorazione non genera un credito immediato, ma consente un risparmio fiscale distribuito negli anni di ammortamento del bene.
Aliquote e scaglioni previsti per il 2026
Secondo le anticipazioni pubblicate da Innovation Post, il nuovo iperammortamento 2026 potrebbe prevedere una maggiorazione del 120% o 150% del costo del bene, a seconda del tipo di investimento e della sua integrazione con tecnologie digitali o sostenibili.
Gli scaglioni di spesa ipotizzati potrebbero essere:
- Maggiorazione del +180% per beni fino a 2,5 milioni di euro
- Maggiorazione del +100% per beni tra 2,5 e 10 milioni di euro
- Maggiorazione del +50% per beni oltre 10 milioni di euro
Nel caso di investimenti per i quali è possibile garantire un impatto positivo di efficientamento energetico, le aliquote verranno aumentate del 40%, potrebbero quindi presentarsi così:
- Maggiorazione del +220% per beni fino a 2,5 milioni di euro
- Maggiorazione del +140% per beni tra 2,5 e 10 milioni di euro
- Maggiorazione del +90% per beni oltre 10 milioni di euro
Da far notare che dalla bozza della Legge di Bilancio sembrano inclusi nel beneficio anche gli investimenti in beni strumentali materiali “finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo” , compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta. Quindi, per la maggior parte delle aziende, parliamo di impianti fotovoltaici.
Chi ne beneficia davvero e chi rischia di restare escluso
L’iperammortamento 2026 premia le imprese “virtuose”, cioè quelle che hanno un reddito imponibile positivo.
Infatti, la maggiorazione si traduce in una maggiore deduzione fiscale, e quindi in un risparmio solo se ci sono utili da tassare.
🔸 Se l’azienda chiude in utile → ottiene subito il vantaggio fiscale.
🔸 Se è in perdita → il beneficio viene rinviato agli anni futuri, o può andare perso se la perdita si protrae.
In altre parole, l’iperammortamento non genera liquidità immediata e non aiuta le imprese in difficoltà o in fase di start-up.
Per queste realtà, il credito d’imposta rimarrebbe uno strumento più equo e flessibile, poiché potrebbe essere utilizzato anche in compensazione immediata, indipendentemente dal reddito.
Credito d’imposta o iperammortamento? Il confronto strategico
Negli ultimi anni, grazie ai piani Transizione 4.0 e 5.0, il credito d’imposta ha rappresentato una rivoluzione: accessibile a tutte le imprese, anche a quelle in perdita, e con una gestione più liquida grazie alla compensazione in F24.
Con il ritorno dell’iperammortamento, tuttavia, molte PMI rischiano di non ottenere benefici immediati.
Ecco un confronto sintetico:
Aspetto | Credito d’imposta 4.0/5.0 | Iperammortamento 2026 |
---|---|---|
Liquidità | Immediata (utilizzo in F24) | Differita (deduzione fiscale) |
Beneficiari | Tutte le imprese | Solo quelle con reddito positivo |
Gestione | Più complessa, ma tracciabile | Più semplice, ma meno inclusiva |
Controlli | Tecnici e fiscali (GSE, MIMIT) | In sede di bilancio |
Obiettivo | Innovazione e risparmio energetico | Ammodernamento e digitalizzazione |
Come si può notare, il credito d’imposta è più “liquido” e inclusivo, mentre l’iperammortamento tende a favorire imprese solide, già profittevoli.
Cosa fare oggi per prepararsi al 2026
Sebbene non ci siano ancora conferme ufficiali, è il momento di pianificare.
Le imprese che vogliono cogliere i vantaggi del nuovo iperammortamento o dei futuri incentivi devono:
- Mappare i beni strumentali obsoleti e valutare la sostituzione con beni tecnologici o connessi.
- Verificare la redditività aziendale: il vantaggio fiscale dipende dal reddito.
- Stimare i flussi di investimento 2025–2026 per definire le tempistiche di ordine e consegna.
- Richiedere una stima di fattibilità per confrontare l’iperammortamento con il credito d’imposta 4.0 o 5.0 ancora accessibile per alcuni investimenti.
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Conclusioni: un ritorno da valutare con prudenza
Il ritorno dell’iperammortamento 2026 rappresenta una semplificazione e un segnale di continuità, ma anche un passo indietro sul piano dell’equità fiscale.
È uno strumento utile, ma non universale: funziona per le imprese in utile, mentre lascia escluse quelle in perdita che, negli ultimi anni, avevano trovato respiro grazie ai crediti d’imposta.
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